Tra i monti che cingono il lago Trasimeno a settentrione, sulla pendici del Monte Castiglione, si insinua la stretta valle incisa dal Torrente Rio. Lasciato l’abitato di Vernazzano, la strada sale tra un bosco di querce d’ alto fusto e piantagioni d’ulivi fino a raggiungere un piccolo centro abitato più antico sorto nei dintorni della Chiesa di S. Michele Arcangelo (meglio nota come chiesa di S. Lucia). Attraverso un ripido sentiero si raggiunge il torrente e oltrepassato il piccolo ponte in legno si gode uno spettacolo unico: in alto, tra le rovine della cinta muraria, ancor oggi visibile, di un castello antico che racchiudeva la chiesa parrocchiale, una torre pendente protesa sul precipizio, sotto il frastuono delle acque che scendono saltando tra i massi. La “torre pendente” rappresenta ancora un simbolo per i Vernazzanesi e un legame con la storia di questo territorio di confine, ricco di torri e castelli.
Anche l’etimo del toponimo “Vernazzano” desta interesse e curiosità: per Matteo dall’Isola Maggiore Vernazzano va associato alla voce latina ver, cioè primavera, con riferimento alle particolari caratteristiche di questo luogo in cui si gode un clima piacevole tutto l’anno. Secondo altri difficile è il collegamento con un prediale come suggerirebbe il suffisso –anus, ma se s’isolasse la prima parte del toponimo, si potrebbe, allora, essere tentati di dire che Verna sia da ritenere, addirittura, un nome etrusco di persona. L’antico castello di Vernazzano apparteneva al Monastero di S. Maria Pretoia, che, a sua volta, ricadeva sotto la diocesi di Città di Castello e tale situazione rimase rebussicstantibus fino al 1202, anno in cui tutti i beni posseduti dal Monastero di S. Maria Pretoia passarono sotto il dominio del Comune di Perugia che così riusciva ad acquisire il pieno dominio delle terre e delle acque del lago Trasimeno.
Il distretto di Vernazzano comprendeva, inoltre, un tratto di costa lacustre ed aveva il possesso di Isola Minore, terra, allora, di uomini falsi, sanguinari e propensi all’omicidio.
Il castello, da parte sua, si trovava prossimo ai confini occidentali del Comune di Perugia e lungo il tragitto che collegava Perugia stessa al lago e, quindi, a Cortona, Arezzo e Firenze, un nodo viario vitale sia dal punto di vista economico che militare. Nel 1282 contava ben 52 famiglie. Nel 1383 il castello di Veranzzano venne occupato dai Michelotti, fuoriusciti perugini, che presero a depredare il bestiame delle campagne limitrofe e misero a sacco Isola Maggiore e Polvese. Non fu, certo, operazione facile per Perugia rimpossessarsi del castello poiché le particolari condizioni ambientali lo rendevano ben difendibile anche da una guarnigione composta da pochi elementi. Perugia solo alcuni anni dopo riuscì a riprendere il dominio del castello solo a prezzo di 350 scudi.
Da lì in poi furono migliorate le difese. Nel 1455 fu restaurata la torre di guardia e nel 1479 subì l’attacco dei Fiorentini che lo incendiarono e saccheggiarono. Matteo dall’Isola Maggiore già segnala nella sua Trasimenide un lento declino, relativo alla diminuzione della popolazione e della ricchezza di questa comunità. Forse i danni subiti nel corso degli anni erano difficilmente riparabili e, in fin dei conti, irrimediabili. Ma le cause di declino del castrum possono essere rintracciate nella perdita della sua funzione strategica in relazione alla sua estraneità rispetto a percorsi stradali più utilizzati che tagliarono fuori il castello da vie di comunicazione più battute.
La sorte del Castello di Veranzzano fu definitivamente segnata nel corso degli anni 50 e 60 del Settecento, quando, prima un fortissimo terremoto, le ingenti precipitazioni e l’azione erosiva del torrente al piede dello sprone roccioso, rovinarono ineluttabilmente l’abitato e portarono la torre alla pendenza attuale.
La torre di guardia del castello risulta essere, quindi, la componente più caratteristica del complesso, con la sua pendenza incredibile di 13° circa sulla verticale. Anche la chiesa di S. Michele Arcangelo ormai inutilizzabile verrà ricostruita e inaugurata nel 1772 sull’altro lato del Torrente Rio, facendo nascere un nuovo Veranzzano a poca distanza dal vecchio con la volontà espressa di non perderne la memoria civile e religiosa. Nella nuova chiesa campeggia il dipinto di Anton Maria Garbi (1769) in cui S. Michele Arcangelo sta per trafiggere il demonio con la spada tenendogli schiacciata la testa e, proprio sotto questa immagine, si scorge il caratteristico sperone roccioso, l’antico abitato ancora integro con la torre perfettamente perpendicolare.